Recentemente sono stato etichettato anche io come debunker, un lavoro in realtà molto complesso che richiede competenze giornalistiche e di ricerca. In tempo di infodemie forse dovrebbe essere insegnato di più. Non essendolo davvero, mi piace però quando possibile condividere con chi mi segue ciò che i veri debunker propongono.
Lasciatemi fare una piccola premessa: nessuno è esente dalle bufale.
Alcune sono ovvie, nonostante ci siano migliaia o milioni di individui al mondo a professarle come dogmi. Molto spesso, però, le “false verità” sono subdole, si insinuano in argomenti innocui facendo leva sulla nostra incapacità di scremare gli argomenti “veri” da quelli “verosimili”. Ne ho parlato anche in un webinar, durante il lockdown.
Cosa c’entra questo con fenomeni come no-vax o movimenti del genere? Serve a spiegare come il nostro cervello sia in realtà predisposto alla semplificazione, a cercare schemi anche dove non ce ne sono. Additare il complottismo solo come proprio di ignoranti o minus habens, che certamente sono una parte del quadro, non serve a comprendere e soprattutto a cercare soluzioni a quello che ormai è un problema gigantesco. Prova ne è che bufale conclamate vengono diffuse anche da personaggi “studiati”, come si direbbe volgarmente. Basti guardare a certi soggetti che infestano i talk show televisivi, pagati in moneta sonante per quello che i nerd telematici della prima ora come me chiamerebbero “FUD”, ovvero “fear, uncertainty and doubt”, efficace strategia di comunicazione basata appunto sulla diffusione di paura, incertezza e dubbio.
Come raccontavo anche in un mio podcast, è ormai noto che dietro alla diffusione di bufale e in generale azioni di disinformazione online e sui media tradizionali ci siano quasi sempre soggetti di interesse.
Nel caso specifico sui cui molti si interrogano di recente, ovvero Perché molti no-vax si sarebbero convertiti al filo-putinismo?, è interessante mettere in chiaro due questioni.
La prima, abbastanza ovvia e nota, dipende dalle fonti della disinformazione. Nell’episodio di Forme di Vita Artificiale si parlava di “media di stato russi”, come Russia Today e Sputnik, non a caso inclusi nelle sanzioni euro-atlantiche. Non è difficile comprendere come siti e personaggi non allineati al mainstream nostrani, che non sono altro che cassa di risonanza di quelle fonti originarie, possano saltare dallo spargere dubbi sulla pandemia e sui governi occidentali, a fare la stessa cosa contrastando l’operato dell’occidente nel sostegno all’Ucraina, e mettendo in miglior luce il drammatico operato di un assassino e criminale di guerra.
La seconda questione che mi pare interessante deriva dalla precedente, ma è più sottile. Emerge per esempio in questo articolo di Politico, che vi invito a leggere, È in inglese, ma vi lascio anche il link alla traduzione automatica di Google che quantomeno lo rende comprensibile a chi non conosce la lingua.
Il tema è l’analogo atteggiamento nei confronti dei governi che emerge in entrambe le tipologie di disinformazione. È quantomeno probabile immaginare che ci sia una regia unica alle spalle, ma in ogni caso non è difficile credere come chi si scaglia contro la narrazione ufficiale su temi come la sicurezza o efficacia dei vaccini, sia predisposto a farlo anche sulle cause di un conflitto che inevitabilmente intaccherà anche il nostro benessere, così come la lotta al covid ha fatto negli scorsi due anni (entrambi, non voglio lasciare dubbi sul mio pensiero, sacrifici necessari per proteggere noi e gli innocenti).
Letta così la vicenda, non è più incomprensibile come si possa passare dall’accusare Draghi, Macron o la Merkel di voler uccidere milioni di persone con un vaccino, a santificare Putin per la denazificazione dell’Ucraina o addirittura dell’Europa. In questo contesto qualsiasi evidenza dell’opposto è in modo inevitabile etichettata come costruita. Per questo è importante mantenere uno spirito critico sempre, anche nel caso dell’ovvia propaganda che esiste anche dalla parte che noi sosteniamo, ed essere consapevoli che comunque le bufale possono attecchire nella mente di tutti noi.
Un esempio che non c’entra nulla con la guerra è l’ondata di odio social scatenatasi contro il povero (si fa per dire) Nadal. Chi non ha seguito la vicenda può trovarla incredibile, ma nei giorni scorsi, dopo aver accusato dolori al petto durante una partita, tantissimi no-vax hanno iniziato a pubblicare messaggi irridenti per diagnosticare miocardite da vaccino al tennista, reo di essersi vaccinato e di aver pubblicamente avversato la posizione di Djokovic, notoriamente antivaccinista.
Uscita la vera diagnosi, una “semplice” frattura alle costole da stress, la notizia è stata derubricata come propaganda di regime che vuole coprire i danni del siero sperimentale.
In questo contesto instaurare un dialogo razionale tra le parti è, a mio parere, quantomeno complicato, e non ho onestamente una soluzione accettabile, al di là delle azioni che attuo nel mio privato ma che non risolvono il problema a livello sociale.
È importante, in ogni caso, continuare a diffondere e sostenere il debunking e a discutere della questione in modo serio. Concludo con un’altra segnalazione molto utile, in questo caso specifica sulla guerra in Ucraina. Newsguard, un organo di monitoraggio sulla disinformazione online composto da giornalisti di tutto il mondo, ha creato questa pagina che immagino sarà tenuta aggiornata, contenente le principali fonti di bufale sulla vicenda così come le fake news più diffuse.
Crediti immagini: macchina da scrivere, Putin.